La recidiva qualificata, quale circostanza aggravante ad effetto speciale, incide sia sul calcolo del tempo necessario a prescrivere il reato ai sensi dell'art. 157 c.p., comma 2, sia sulla entità della proroga di detto tempo, in presenza di atti interruttivi, ai sensi dell'art. 161 c.p., comma 2, anche quando la stessa sia stata ritenuta subvalente nel giudizio di comparazione con le circostanze attenuanti concorrenti. Pertanto, il termine di prescrizione del reato deve essere calcolato tenendo conto della recidiva reiterata pluriaggravata, aumentando la pena massima prevista per il reato base di due terzi, ai sensi dell'art. 99 c.p., comma 4, seconda parte, e successivamente di altri due terzi, ai sensi dell'art. 161 c.p., comma 2, per i casi di recidiva reiterata, aggravata o meno. Tale principio si applica anche quando la recidiva non abbia comportato un aumento di pena, ma sia stata valutata nel giudizio di comparazione con le circostanze attenuanti, paralizzandone l'effetto di diminuzione della pena.