Cassazione penale Sez. V sentenza n. 27625 del 19 luglio 2002

ECLI:IT:CASS:2002:27625PEN

Massima

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Il falso materiale e ideologico commesso da pubblici ufficiali, attraverso la contraffazione di firme e date su atti e relazioni di servizio, al fine di favorire ingiustamente un collega e danneggiare un altro, integra il reato di abuso d'ufficio solo se tale condotta sia diretta a procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale o a cagionare un danno ingiusto di natura patrimoniale, non essendo più sufficiente il mero dolo eventuale. Pertanto, in assenza di tale elemento, gli imputati devono essere assolti dal reato di abuso d'ufficio ai sensi dell'art. 129 c.p.p., in quanto il fatto non è più previsto dalla legge come reato, mentre devono essere condannati per i reati di falso materiale e ideologico, in quanto la motivazione della sentenza risulta incensurabile in relazione agli elementi essenziali di tali reati.

Sentenza completa

FATTO
1 - I ricorrenti erano, all'epoca dei fatti commessi sino al 21.1.94, in servizio presso il XII Reparto Mobile di P.S. di Reggio Calabria, rispettivamente nelle qualità C. di agente, M. e S. vice commissari, P. funzionario e P. dirigente.
Secondo la ricostruzione in sentenza, il 10.1.94 S. D., che svolgeva le sue funzioni di sovrintendente presso lo stesso Reparto, si presentava spontaneamente al Procuratore Circondariale, per denunciare che C., la mattina del 4, aveva firmato il registro presenze (all'uopo prodotto) alle ore 8, mentre era giunto alle ore 8,15, e che di tanto aveva fatto relazione il giorno successivo al Dirigente. Ma temeva insabbiamenti.
Il 14.1.94 il magistrato richiedeva il registro protocollo e il foglio di presenze giornaliero del 4 gennaio. Il 17.1, ricevutili, trasmetteva il tutto al Procuratore presso il Tribunale, ravvisando ipotesi di reato di competenza superiore.
Il 17.1 inoltre il dr. P. comunicava allo stesso Procuratore c…

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