Il ricorso avverso la sentenza di condanna del giudice di pace, che abbia statuito sulla pena pecuniaria e sul risarcimento del danno in favore della parte civile, estende i suoi effetti anche alle statuizioni civili dipendenti dalla condanna penale, anche qualora l'impugnazione non abbia espressamente investito il capo relativo al risarcimento del danno. Ciò in applicazione dell'art. 574, comma 4, c.p.p., che prevede che l'impugnazione dell'imputato contro la pronuncia di condanna penale estende i suoi effetti alle statuizioni civili dipendenti dalla condanna, in virtù del chiaro dettato dell'art. 185 c.p. Tale principio, affermato dalla giurisprudenza di legittimità, è consolidato alla luce di numerose pronunce della Corte di Cassazione, mentre gli isolati precedenti difformi si fermano al 2005. Pertanto, il giudice di appello, pur in presenza di un atto di impugnazione erroneamente qualificato come "appello", non può dichiararne l'inammissibilità, ma deve trasmettere gli atti alla Corte di Cassazione, in quanto ogni sentenza è ricorribile per cassazione.