La confisca di prevenzione può essere disposta nei confronti di soggetti ritenuti pericolosi sulla base di una valutazione della loro condotta e del loro tenore di vita, che dimostri come essi vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose. Tuttavia, tale categoria di pericolosità generica deve essere interpretata in modo conforme ai principi di determinatezza e tassatività, richiedendo la ricorrenza di specifici elementi di fatto, quali: a) la commissione abituale di delitti, in un significativo arco temporale, da parte del proposto; b) l'effettiva derivazione di profitti illeciti da tali condotte delittuose; c) la circostanza che tali proventi costituiscano l'unica o una rilevante fonte di reddito per il soggetto. Il giudice deve dare conto puntualmente di tali elementi nella motivazione del provvedimento, senza poter fare riferimento a mere ipotesi o indizi, ma richiedendo un pregresso accertamento in sede penale della commissione dei reati produttivi di reddito illecito. Inoltre, la perimetrazione temporale delle condotte delittuose deve essere significativa, non potendosi ritenere sufficiente un arco temporale limitato a pochi anni. Ove il provvedimento di confisca non rispetti tali criteri di determinatezza e tassatività, esso è suscettibile di revoca, anche in presenza di un precedente giudicato, in quanto fondato su una normativa dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale.