Il termine breve per l'impugnazione di una sentenza, previsto dall'art. 325 c.p.c., decorre dalla notificazione della sentenza stessa ai sensi degli artt. 285 e 170 c.p.c. e non può essere anticipato dalla mera notifica di un atto di impugnazione, il quale non equivale a notifica della sentenza né per il notificante né per il notificato. La conoscenza legale della sentenza, che fa decorrere il termine breve, è infatti strettamente correlata all'avvenuta notificazione della sentenza nelle forme di legge, non potendo essere surrogata da altre forme di conoscenza, anche di fatto, della decisione. Pertanto, la notifica di un atto di impugnazione non determina la decorrenza del termine breve di cui all'art. 325 c.p.c. né per la parte che ha proposto l'impugnazione, né per la parte che l'ha ricevuta. L'interesse all'impugnazione, ai sensi dell'art. 100 c.p.c., non è limitato alle sole statuizioni espresse nella sentenza di primo grado, ma può sussistere anche in relazione a domande o eccezioni non esaminate dal giudice di primo grado, la cui mancata pronuncia possa incidere sulla disciplina delle spese processuali o su altri profili della decisione. Pertanto, l'inammissibilità dell'appello per difetto di interesse è preclusa quando la parte abbia proposto domande riconvenzionali o eccezioni non esaminate dal giudice di primo grado, la cui pronuncia avrebbe potuto comportare una diversa regolamentazione delle spese o altri effetti pregiudizievoli.