Il principio di precauzione impone alle autorità competenti, in materia venatoria, di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire i rischi potenziali per la tutela della fauna selvatica, facendo prevalere la protezione di tali valori sugli interessi economici, anche in assenza di un effettivo nesso causale tra il fatto dannoso o potenzialmente tale e gli effetti pregiudizievoli. Pertanto, le Regioni, nel redigere i calendari venatori, sono tenute a motivare adeguatamente le scelte operate in relazione ai periodi di caccia, dimostrando che non vi è sovrapposizione con i periodi di ritorno al luogo di nidificazione e di nidificazione e riproduzione delle specie migratorie, in conformità all'art. 18, comma 1-bis, della L. n. 157/1992, norma attuativa della Direttiva 2009/147/CE. In particolare, ove vi siano dati scientifici contrastanti, il principio di precauzione impone di adottare l'approccio più prudente, conformandosi alle indicazioni fornite dall'ISPRA, salvo che la Regione non dimostri in modo circostanziato l'assenza di migrazione prenuziale nel periodo di sovrapposizione "teorica" tra attività venatoria e riproduzione della specie.