Il delitto di ricettazione (art. 648 c.p.) e quello di commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) possono concorrere, in quanto le fattispecie incriminatrici descrivono condotte diverse sotto il profilo strutturale e cronologico, tra le quali non può configurarsi un rapporto di specialità, e non risulta dal sistema una diversa volontà espressa o implicita del legislatore. Tale principio si differenzia dalla disciplina prevista per il reato di spaccio di monete contraffatte (art. 455 c.p.), ove la figura della ricettazione si correla, per espresso richiamo testuale, ad un rapporto di genus a speciem con la condotta di chi, fuori dei casi di concorso nella falsificazione, acquisti o detenga (e quindi "ricetti") monete contraffatte. Pertanto, il delitto di ricettazione non è assorbito nel reato di produzione di merce con marchi contraffatti, essendo le due fattispecie autonome e concorrenti, in assenza di una diversa volontà legislativa. La giurisprudenza di legittimità è ormai consolidata nell'affermare tale principio, in conformità con l'orientamento espresso dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione.