Il Comune, nell'esercizio della propria discrezionalità amministrativa in materia di pianificazione urbanistica, può legittimamente reiterare i vincoli di inedificabilità su aree di proprietà privata, anche in assenza di una tempestiva reitera o di una specifica destinazione edificatoria, purché tale scelta risulti ragionevolmente motivata dall'esigenza di realizzare superiori interessi pubblici, come il miglioramento della viabilità e l'assicurazione di servizi essenziali per la collettività. La mancata riallocazione di una destinazione edificatoria su tali aree, in pendenza di una variante urbanistica generale, non integra un'omissione illegittima né un inadempimento da parte dell'amministrazione, né tantomeno una violazione dei principi costituzionali relativi al diritto di proprietà, all'imparzialità e al buon andamento dell'azione amministrativa. Pertanto, in tali ipotesi, non può configurarsi alcuna responsabilità risarcitoria a carico del Comune, in quanto l'esercizio della discrezionalità pianificatoria non è assistito da un obbligo di provvedere vincolato o non discrezionale, ai sensi dell'art. 31, comma 3, del Codice del processo amministrativo.