La parte civile, anche dopo la modifica dell'art. 576 c.p.p. ad opera della Legge n. 46 del 2006, conserva il potere di proporre appello, agli effetti della responsabilità civile, contro la sentenza di proscioglimento pronunciata nel giudizio di primo grado. Tale facoltà non può essere preclusa alla parte civile, in quanto ciò contrasterebbe con la volontà legislativa desumibile dai lavori parlamentari, con un'interpretazione logico-sistematica dell'art. 576 c.p.p. in relazione ad altre norme del codice di rito e alla disciplina transitoria, nonché con il principio costituzionale di parità delle parti nel processo, di cui all'art. 111, comma 2, Cost. Precludere radicalmente alla parte civile la possibilità di appello, con possibili effetti pregiudizievoli per la sua pretesa risarcitoria, sarebbe infatti irragionevole, una volta ammessa per il danneggiato la possibilità di costituirsi parte civile, pur nel contesto di scelte che, in un modo o nell'altro, possono ritornargli a svantaggio. Inoltre, il ripristino dello ius appellandi del pubblico ministero, per effetto della sentenza della Corte Costituzionale n. 26 del 6.2.2007, rafforza ulteriormente la ritenuta possibilità per la parte civile di impugnare nel merito, ai fini della pretesa risarcitoria, il proscioglimento dell'imputato, rendendo ancor più irragionevole e asistematica la tesi contraria che limiterebbe la parte civile al solo ricorso per cassazione.