Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 27883 del 7 luglio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:27883PEN

Massima

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Il divieto di comparazione tra l'aggravante di cui all'art. 7, comma 1, della Legge n. 203 del 1991 e le circostanze attenuanti, diverse da quelle previste dagli artt. 98 e 114 c.p., comporta che tali attenuanti non possano essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto all'aggravante, e che le diminuzioni di pena debbano essere operate sulla quantità di pena risultante dall'aumento conseguente all'aggravante stessa. Pertanto, il giudice non può riconoscere le circostanze attenuanti generiche in prevalenza sull'aggravante di cui all'art. 7, comma 1, della Legge n. 203 del 1991, dovendo invece applicare l'aumento di pena previsto da tale norma, senza possibilità di comparazione con eventuali attenuanti. Tale divieto di comparazione mira a rafforzare la risposta sanzionatoria nei confronti di reati commessi avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416-bis c.p. o al fine di agevolare l'attività delle associazioni ivi contemplate, in ragione della particolare gravità di tali condotte, che incidono negativamente sulla sicurezza pubblica e sull'ordine democratico.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. MANNINO Saverio Felic - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore generale presso la Corte di appello di Catania;

avverso la sentenza 24 ottobre 2008 del G.U.P. del Tribunale di Catania, pronunciata ex articolo 444 c.p.p.;

nei confronti di:

Me. Ro. nato il (OMESSO).

Visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso.

Udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. Luigi Lanza.

Lette le conclusioni del Pubblico Ministero, nella persona del Sostituto Pr…

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