Il falso commesso mediante la presentazione di una richiesta di iscrizione anagrafica contenente una falsa indicazione del domicilio abituale, al fine di indurre in errore il pubblico ufficiale e ottenere un indebito vantaggio, integra il reato di falso ideologico in atto pubblico di cui agli artt. 48 e 479 c.p., a prescindere dall'accertamento della veridicità della dichiarazione da parte dell'autorità amministrativa competente. Infatti, le notizie comunicate dal privato richiedente l'iscrizione anagrafica, pur dovendo essere sottoposte a verifica, restano comunque assorbite nel registro anagrafico, che ha natura di atto pubblico, essendo il pubblico ufficiale gravato dall'obbligo di tenerne regolarmente la documentazione relativa alla posizione individuale o familiare dei soggetti. Pertanto, la falsa indicazione del domicilio abituale, idonea a indurre in errore il pubblico ufficiale, è sufficiente a configurare il delitto di falso ideologico, non trovando applicazione la meno grave fattispecie di cui all'art. 476 cpv. c.p.