Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 20550 del 23 maggio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:20550PEN

Massima

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Il peculato commesso da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, mediante l'appropriazione indebita di beni di cui abbia la disponibilità, integra un reato grave che lede la fiducia riposta nella pubblica amministrazione. Tuttavia, la valutazione della condotta appropriativa deve essere effettuata con particolare rigore, tenendo conto di eventuali prassi consolidate nell'ufficio, della possibilità di accesso ai beni da parte di altri operatori e della mancanza di prove certe sull'effettivo impossessamento. Ove non sia raggiunta la prova dell'appropriazione, il pubblico ufficiale deve essere assolto per non aver commesso il fatto. Nell'ipotesi di plurimi episodi di peculato, il giudice di appello non può aumentare la pena complessiva in misura superiore a quanto disposto dal primo giudice, in applicazione del divieto di reformatio in peius. Inoltre, la valutazione delle attenuanti generiche deve essere effettuata con riferimento a ciascun singolo episodio delittuoso, senza che la considerazione di un elemento attenuante ai fini di una specifica circostanza attenga necessariamente anche alla valutazione delle attenuanti generiche. Il giudice è tenuto a motivare adeguatamente le ragioni per le quali ritiene di non poter riconoscere le attenuanti generiche, anche in presenza di elementi favorevoli all'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta da

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Presidente

Dott. VILLONI Orlando - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

Dott. GALLUCCI Enrico - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - relatore

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da
Ve.Mi., nato a G (Svezia) il (Omissis)
avverso la sentenza del 04/11/2022 della Corte di appello d1 Bologna;
visti gli atti del procedimento, il ricorso e la sentenza impugnata;
udita la relazione del ((omissis));
udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso;
uditi i difensori del ricorrente, avv.ti Gi.Za. ed An.Re., che hanno chiesto l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. In parziale riforma della sentenza di primo grado, la Corte di appello di Bologna ha confe…

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