Il provvedimento amministrativo di sospensione dell'attività commerciale, adottato dall'autorità di pubblica sicurezza ai sensi dell'art. 17-ter del T.U.L.P.S., deve essere sorretto da un'adeguata motivazione che dia conto della sussistenza dei presupposti di fatto e di diritto che ne giustificano l'emanazione. In particolare, l'amministrazione è tenuta a verificare la concreta possibilità di regolarizzazione da parte dell'esercente, non potendo irrogare la sanzione sospensiva in caso di violazioni di carattere istantaneo che non richiedano un periodo di tempo per la loro eliminazione. L'onere della prova in ordine al danno subito e alla sua quantificazione grava sul ricorrente, il quale non può limitarsi a operare una mera quantificazione apodittica e arbitraria, ma deve fornire elementi di prova concreti e specifici, anche attraverso presunzioni, circa l'utile che avrebbe conseguito in assenza dell'illegittimo provvedimento. In mancanza di tali elementi probatori, il giudice non può far ricorso alla valutazione equitativa ai sensi dell'art. 1226 c.c., dovendo rigettare la domanda risarcitoria per difetto di prova.