Il licenziamento del socio lavoratore di una cooperativa, fondato su contestazioni relative a comportamenti ritenuti in contrasto con i doveri di correttezza e buona fede nello svolgimento dell'attività lavorativa, rientra nella competenza del giudice del lavoro, in quanto la correlazione tra gli inadempimenti contestati e la prestazione lavorativa svolta, seppur nel contesto del complesso rapporto mutualistico, fa sì che l'indagine sulla legittimità o meno dell'esclusione e della connessa risoluzione del rapporto lavorativo appartenga tipicamente a tale giudice. Ciò anche in assenza di una espressa deroga al principio generale della prevalenza della competenza del giudice del lavoro di cui all'art. 40, comma 3, c.p.c., in quanto in una lettura costituzionalmente orientata della nuova disciplina normativa, la competenza delle sezioni specializzate in materia di impresa è limitata ai casi di connessione con le cause demandate alla loro cognizione, prevalendo in tale ipotesi la speciale competenza per connessione del giudice del lavoro. Pertanto, la clausola compromissoria contenuta nello statuto della cooperativa, che devolve le controversie tra società e soci al giudizio di un collegio arbitrale, non trova applicazione in relazione a controversie aventi ad oggetto la risoluzione del rapporto di lavoro del socio, in quanto tale clausola, per essere valida ai sensi dell'art. 412-ter c.p.c., deve essere prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro e non dallo statuto della cooperativa.