Cassazione penale Sez. V sentenza n. 51705 del 11 dicembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:51705PEN

Massima

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Il diritto di critica, pur essendo un diritto costituzionalmente garantito, incontra il limite del rispetto della dignità e della reputazione della persona. Pertanto, l'utilizzo di espressioni gratuitamente offensive e deliberatamente aggressive nei confronti di un soggetto, anche se pubblico ufficiale, integra il reato di diffamazione, non potendo essere giustificato dall'esercizio del diritto di critica. La mancata indicazione del cognome della persona offesa non esclude la configurabilità del reato di diffamazione, essendo sufficiente che l'identità del soggetto passivo possa essere agevolmente individuata. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, deve tenere conto del contesto complessivo in cui le espressioni offensive sono state pronunciate, senza limitarsi al solo tenore letterale delle stesse. La richiesta di rinnovazione del dibattimento in appello può essere legittimamente respinta qualora le richieste probatorie siano generiche e non indispensabili ai fini della decisione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo - Presidente

Dott. DE BERARDINIS S. - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 3765/2011 CORTE APPELLO di PALERMO, del 15/05/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 18/09/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. DE BERARDINIS SILVANA;

Udito il Procuratore Generale in persona del FODARONI Maria G..

Udito per la parte civile, l'Avv. (OMISSIS) che deposita conclusioni e nota spese;

Udito il difensore Avv. (OMISSIS) che richi…

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