Il silenzio serbato dall'Amministrazione competente sull'istanza di convocazione per il rilascio del permesso di soggiorno per attesa occupazione, presentata dallo straniero che ha ottenuto il visto di ingresso per lavoro subordinato ma non è riuscito a instaurare il rapporto di lavoro per causa non imputabile, integra un'ipotesi di silenzio-inadempimento suscettibile di essere impugnata in sede giurisdizionale. L'Amministrazione è tenuta a concludere il procedimento avviato con l'adozione di un provvedimento espresso, convocando l'interessato per effettuare gli adempimenti necessari al rilascio del permesso di soggiorno richiesto, in quanto il diritto dello straniero di ottenere tale titolo di soggiorno, pur in assenza di un rapporto di lavoro, trova fondamento nell'art. 22 del Testo Unico sull'Immigrazione, che disciplina l'ipotesi del permesso di soggiorno per attesa occupazione. Il giudice amministrativo, accertata l'inerzia dell'Amministrazione, può nominare un commissario ad acta affinché, in via sostitutiva, provveda a riscontrare l'istanza presentata dall'interessato. Il ricorrente, in ragione della peculiarità della sua posizione giuridica e della mancata conclusione del procedimento amministrativo, può essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato, anche in assenza della documentazione reddituale e anagrafica normalmente richiesta, attesa l'impossibilità di produrla per la mancata definizione della pratica di primo ingresso.