Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 5889 del 6 febbraio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:5889PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, pur non avendo il possesso di denaro pubblico, si procura fraudolentemente la disponibilità di tale denaro mediante artifici e raggiri, commette il reato di truffa aggravata e non di peculato. Infatti, il peculato sussiste quando l'agente fa proprio il denaro della pubblica amministrazione di cui abbia già il possesso per ragione del suo ufficio o servizio, mentre la truffa ricorre quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, non avendo tale possesso, si procura fraudolentemente la disponibilità del bene oggetto della sua illecita condotta. Pertanto, la distinzione tra peculato e truffa non va ravvisata nella precedenza cronologica dell'appropriazione rispetto all'attività ingannatoria o viceversa, ma nel modo in cui il funzionario infedele viene in possesso del denaro di cui si appropria. Nello specifico, quando gli artifici e i raggiri, anche mediante la creazione di falsa documentazione, sono stati posti in essere non per entrare in possesso del pubblico denaro, ma per occultare la commissione dell'illecito, si configura il reato di peculato; al contrario, nella truffa il momento consumativo del reato coincide con il conseguimento del possesso a cagione dell'inganno e quale diretta conseguenza di esso. Pertanto, qualora il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio abbia ottenuto fraudolentemente, mediante artifici e raggiri, la disponibilità di denaro pubblico di cui non aveva già il possesso, la sua condotta integra il reato di truffa aggravata e non di peculato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. LEO Guglielmo - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Messina;

nel procedimento nei confronti di:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso l'ordinanza del 08/08/2013 del Tribunale di Messina;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Ercole Aprile;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale GERACI Vincenzo, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;

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