Il reato di frode nelle pubbliche forniture di cui all'art. 355 c.p. richiede, oltre all'inadempimento doloso del contratto, la presenza di una condotta qualificata in termini di malafede contrattuale, consistente nell'aver posto in essere espedienti maliziosi o ingannevoli idonei a far apparire l'esecuzione del contratto conforme agli obblighi assunti. Tale elemento, che distingue il reato di frode da quello meno grave di inadempimento di cui all'art. 356 c.p., deve essere oggetto di specifica valutazione da parte del giudice, il quale può operare una diversa qualificazione giuridica del fatto rispetto a quella prospettata dal pubblico ministero, senza che ciò integri un vizio di abnormità del provvedimento. L'indagato ha la legittimazione a proporre ricorso per cassazione avverso l'ordinanza che dispone l'imputazione coatta per un reato diverso da quello oggetto della richiesta di archiviazione, ma non quando si tratti di una mera riqualificazione giuridica del medesimo fatto storico, rientrante nei poteri del giudice.