Cassazione penale Sez. V sentenza n. 869 del 10 gennaio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:869PEN

Massima

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Il reato di associazione di tipo mafioso di cui all'art. 416-bis c.p. è caratterizzato da una presunzione relativa di pericolosità sociale dell'indagato, che inverte l'onere della prova a carico del giudice. Pertanto, per l'applicazione della custodia cautelare in carcere, il giudice non ha l'obbligo di dimostrare positivamente la sussistenza dei "pericula libertatis", ma solo di valutare l'eventuale esistenza di elementi idonei a superare tale presunzione, come la prova di una stabile rescissione dei legami dell'indagato con l'organizzazione criminosa. Inoltre, per il reato di cui all'art. 416-bis c.p., la legge prevede una presunzione assoluta di adeguatezza della sola custodia cautelare in carcere, escludendo l'applicabilità di misure meno afflittive come gli arresti domiciliari, anche con l'adozione del braccialetto elettronico.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. MICCOLI Graz - rel. Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 19/03/2016 del TRIB. LIBERTA' di LECCE;
sentita la relazione svolta dal Consigliere GRAZIA MICCOLI;
Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Dott. FIMIANI Pasquali, ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;
Per il ricorrente, l'avv. (OMISSIS) ha concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 18 marz…

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