Cassazione penale Sez. II sentenza n. 40868 del 7 settembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:40868PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando l'agente, mediante violenza o minaccia, costringe la vittima a compiere un atto di disposizione patrimoniale, al fine di conseguire un ingiusto profitto, anche se il soggetto passivo vanta un credito nei confronti dell'agente. Ciò in quanto l'elemento distintivo tra il delitto di estorsione e quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni risiede nell'elemento soggettivo, ovvero nella finalità costrittiva dell'agente, volta non già a persuadere, ma a costringere la vittima, annullandone le capacità volitive. Pertanto, l'esistenza di un credito non consente l'automatico inquadramento della condotta nella fattispecie meno grave dell'esercizio arbitrario delle proprie ragioni, essendo necessaria un'attenta valutazione delle modalità della condotta e dell'atteggiamento psicologico dell'agente. Inoltre, il ricorso da parte del creditore ad un "esattore" estraneo al rapporto creditorio, che agisca anche solo per accrescere il proprio prestigio criminale, è ostativo alla configurazione del reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, integrando invece gli estremi del delitto di estorsione. La valutazione dell'elemento soggettivo e delle modalità della condotta rientra tra gli accertamenti di merito, che devono essere adeguatamente motivati. Le dichiarazioni dell'imputato di reato connesso, per essere poste a fondamento dell'accertamento di responsabilità, devono essere corroborate da precisi riscontri, in ossequio alla regola di valutazione prevista dall'art. 192, comma 3, c.p.p. Tuttavia, le dichiarazioni captate attraverso intercettazioni regolarmente autorizzate, con le quali un soggetto accusa se stesso e/o altri della commissione di reati, hanno integrale valenza probatoria e non necessitano di ulteriori elementi di corroborazione. Infine, la determinazione della pena, anche in relazione agli aumenti ed alle diminuzioni previsti per le circostanze aggravanti ed attenuanti, rientra nella discrezionalità del giudice di merito, la cui motivazione deve ritenersi adeguata ove risulti che egli abbia considerato, sia pure intuitivamente e globalmente, tutti gli aspetti indicati nell'art. 133 c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIANDANESE Franco - Presidente

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. CERVADORO Mirella - Consigliere

Dott. BELTRANI Sergio - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandr - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 08/07/2013 della CORTE APPELLO di BRESCIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. SANDRA RECCHIONE;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. Mazzotta Gabriele che ha concluso per il (OMISSIS) per: l'annullamento senza rinvio per il capo 2) perche' il fatto non sussiste; annullamento con rinvio per estor…

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