Il furto militare si configura quando il soggetto attivo, approfittando della sua qualità di militare e del conseguente accesso a luoghi militari, si impossessa di beni altrui ivi custoditi, realizzando così un'offesa non solo al patrimonio, ma anche all'onore e al prestigio delle Forze Armate. Ai fini della configurabilità del reato, è sufficiente che il soggetto agente abbia agito per il soddisfacimento di un qualsiasi bisogno, anche di natura non patrimoniale, come il dispetto, la ritorsione o la vendetta, essendo irrilevante la natura del profitto conseguito. La diversa qualificazione giuridica del fatto, da furto comune a furto militare, non integra una violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza, purché il fatto storico contestato rimanga identico nelle sue connotazioni oggettive e soggettive. Inoltre, l'eventuale illegittimità della perquisizione non inficia la validità del sequestro degli oggetti costituenti corpo di reato, in quanto il potere di sequestro prescinde dalle modalità di acquisizione e dipende unicamente dall'oggettiva sequestrabilità dei beni.