Il giudice di sorveglianza, nel valutare la concessione di misure alternative alla detenzione, deve tenere conto della pericolosità sociale del condannato, desumibile da elementi quali la recente commissione di reati, la tossicodipendenza, l'assenza di occupazione lavorativa stabile e la pendenza di procedimenti penali a suo carico, i quali, pur non comportando una anticipazione del giudizio di colpevolezza, possono incidere sulla prognosi di positivo reinserimento sociale. Tuttavia, il giudice deve altresì considerare la sussistenza di fattori positivi, quali la disponibilità di un idoneo domicilio, l'esistenza di un contesto familiare di supporto, la partecipazione a programmi terapeutici e la presenza di una occupazione, anche se di carattere precario, al fine di valutare complessivamente l'idoneità delle misure alternative a conseguire la finalità rieducativa della pena. La decisione di rigetto deve essere adeguatamente motivata, senza limitarsi a una mera elencazione degli elementi di rischio, ma ponderando tutti i fattori rilevanti nel caso concreto.