Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33211 del 25 luglio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:33211PEN

Massima

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Il giudice, nel valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari ai fini dell'applicazione di una misura cautelare personale, deve analizzare gli elementi di prova (o indizi) alla luce delle argorentazioni difensive, verificarne il significato e l'univocità, e offrire una completa giustificazione del perché i fatti si attagliano alla fattispecie astratta e giustificano le conclusioni raggiunte sulla fattispecie concreta. I gravi indizi, infatti, rappresentano una "prova allo stato degli atti", la cui valutazione in sede cautelare si distingue da quella nel giudizio di cognizione per il suo carattere dinamico e provvisorio, non per una differente intrinseca capacità dimostrativa. Il sindacato di legittimità sulla motivazione del provvedimento cautelare è circoscritto alla verifica che il testo dell'atto impugnato risponda ai requisiti dell'esposizione delle ragioni giuridicamente significative e dell'assenza di illogicità evidenti. Pertanto, il ricorso per cassazione che denunci l'insussistenza dei gravi indizi e delle esigenze cautelari è ammissibile solo se deduca la violazione di specifiche norme di legge o la manifesta illogicità della motivazione, senza poter proporre una diversa valutazione delle circostanze esaminate dal giudice di merito, al fine di evitare un'indebita anticipazione della decisione di merito in una fase in cui lo sviluppo delle indagini non consente ancora una focalizzazione definitiva dell'imputazione. Quanto alle esigenze cautelari, il parametro della "concretezza" di cui all'art. 274, comma 1, lett. c), c.p.p. non si identifica con quello di "attualità" del pericolo, ma richiede soltanto l'esistenza di elementi concreti, non meramente congetturali, sulla base dei quali possa affermarsi che l'indagato possa facilmente, verificandosene l'occasione, commettere nuovi reati della stessa specie, ossia reati che offendono lo stesso bene giuridico. Il giudice deve quindi formulare una prognosi di pericolosità dell'indagato, fondata su elementi oggettivi, congrua ed adeguata, esente da vizi logici e giuridici. Infine, per la motivazione della custodia cautelare in carcere, non è necessaria un'analitica dimostrazione dell'inidoneità di ogni altra misura, essendo sufficiente che il giudice indichi, con argomenti logico-giuridici, gli elementi specifici che, nella singola fattispecie, rendono tale misura la più adeguata ad impedire la prosecuzione dell'attività criminosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. SABEONE Gerardo - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI BRESCIA;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

inoltre:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 100/2014 TRIB. LIBERTA' di BRESCIA, del 18/03/2014;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. GERARDO SABEONE;

sentite le conclusioni del PG Dott. Stabile Carmine, che ha chiesto il rigetto di entrambi i ricorsi;

udito il difensore avv. (OMISSIS).

RITE…

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