Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 23611 del 12 giugno 2024

ECLI:IT:CASS:2024:23611PEN

Massima

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Il giudice di revisione, nel valutare l'ammissibilità di una richiesta di revisione di una sentenza di condanna passata in giudicato, deve limitarsi a verificare la manifesta infondatezza della stessa, senza anticipare valutazioni di merito sulla capacità delle nuove prove di sovvertire il giudicato. In particolare, quando la nuova prova consiste in dichiarazioni della persona offesa dal reato, che riguardano direttamente il nucleo centrale dell'accusa, non può ritenersi manifestamente infondata la richiesta di revisione, salvo che le dichiarazioni risultino obiettivamente irragionevoli o incontrovertibilmente smentite dalle prove già valutate in sentenza. Il giudice di revisione, pertanto, deve ammettere il giudizio di revisione, rinviando alla competente Corte di appello per la valutazione della capacità delle nuove prove di travolgere il giudicato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta da

Dott. DE AMICIS Gaetano - Presidente

Dott. RICCIARELLI Massimo - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - Relatore

Dott. VIGNA ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da
La.Va., nato a S il (omissis)
avverso la sentenza del 20/06/2023 della Corte di appello di Roma;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilità del ricorso;
uditi i difensori del ricorrente, avv.ti Al.Di. ed Ar.Co., in sost. dell avv. Se.Co., che hanno concluso per l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Attraverso i propri difensori, La.Va. impugna la…

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