Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il giudice di appello può dichiarare inammissibili i motivi di impugnazione proposti dalla parte appellante qualora essi risultino non pertinenti rispetto alla domanda effettivamente azionata in sede di gravame, ovvero generici in violazione dell'art. 342 c.p.c. La mancata censura di tali profili di inammissibilità, attraverso la deduzione di specifici vizi di violazione di norme processuali ai sensi dell'art. 360, comma 1, n. 4, c.p.c., rende inammissibile il ricorso per cassazione proposto avverso la sentenza di appello, non potendosi in tale sede riproporre le medesime doglianze già ritenute generiche o non pertinenti dal giudice di secondo grado. Il giudice di legittimità, pertanto, non può sindacare la correttezza delle valutazioni probatorie e delle argomentazioni svolte dal giudice di merito, laddove la decisione impugnata si fondi su una declaratoria di inammissibilità dei motivi di gravame per ragioni di rito, non censurate adeguatamente in sede di ricorso per cassazione.