Cassazione penale Sez. I sentenza n. 10649 del 12 marzo 2015

ECLI:IT:CASS:2015:10649PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il riconoscimento del vincolo della continuazione in sede esecutiva non presuppone l'identità delle condotte, ma richiede di accertare se i fatti di reato, pacificamente diversi tra loro, risultino unificati dall'elemento soggettivo del medesimo disegno criminoso. A tal fine, rilevano la contiguità temporale tra i fatti, la parziale sovrapposizione dei tempi e dei luoghi di commissione dei reati, nonché l'unitarietà del ruolo svolto dall'imputato nelle diverse associazioni criminose, anche se composte da soggetti non coincidenti, purché risulti un collegamento funzionale tra le stesse ai fini della realizzazione di un medesimo programma delinquenziale. Tali elementi, ove sussistenti, impongono il riconoscimento della continuazione tra i reati, a prescindere dalla loro formale autonomia e dalla diversità della composizione soggettiva delle associazioni, in quanto ciò che rileva è l'unità del disegno criminoso sotteso alla pluralità di condotte.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GIORDANO Umberto - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. CAIAZZO ((omissis)) - Consigliere

Dott. LOCATELLI Giuseppe - rel. Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 1030/2011 CORTE APPELLO di MILANO, del 13/11/2013;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIUSEPPE LOCATELLI;

lette le conclusioni del PG Dott. CANEVELLI Paolo, che ha chiesto il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

Con ordinanza del 13.11.2013 la Corte di appello di Milano, in funzione di giudice dell'esecuzione, rigettava la richiesta presentata da (OMISSIS) di applicazione della…

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