Il diritto di critica, garantito dall'art. 21 Cost., può essere esercitato anche nei confronti dell'attività svolta da un professionista nell'ambito di una procedura concorsuale, purché le contestazioni mosse non integrino gli estremi di un reato di diffamazione. Pertanto, l'espressione di rilievi e valutazioni negative sulla condotta del professionista, anche se indirizzate a organi istituzionali competenti, non dà luogo a responsabilità risarcitoria per danni alla reputazione, qualora tali rilievi, pur potendo risultare infondati, non siano formulati con modalità offensive o ingiuriose, ma si mantengano entro i limiti del diritto di critica. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza degli estremi della diffamazione, gode di ampia discrezionalità nella valutazione degli elementi probatori, senza che il sindacato di legittimità possa spingersi a una diversa ricostruzione dei fatti, salvo che non emergano vizi logici o carenze motivazionali nell'iter argomentativo seguito.