Il reato di minaccia a pubblico ufficiale di cui all'art. 336 c.p. richiede che le azioni intimidatorie siano dirette a condizionare l'esercizio del complesso di competenze e funzioni del pubblico ufficiale, essendo necessario che vi sia una pertinenza tra le minacce e le attribuzioni dell'ufficio pubblico. Pertanto, la minaccia rivolta a un pubblico ufficiale al fine di ottenere atti non rientranti nelle sue competenze amministrative, dirette o indirette, non integra il reato di cui all'art. 336 c.p., ma eventualmente le diverse ipotesi delittuose di interruzione di un ufficio o servizio pubblico, di cui all'art. 340 c.p., ove risulti accertato il turbamento della regolarità del servizio pubblico coinvolto, o di minaccia di cui all'art. 612 c.p., aggravata dalla qualità di pubblico ufficiale della persona offesa. La ratio della norma di cui all'art. 336 c.p. è quella di punire le condotte che mettono in pericolo l'adempimento dei doveri del pubblico ufficiale nell'esercizio della funzione rivestita, e non di tutelare soltanto l'incolumità personale e la libertà morale della persona che riveste l'incarico.