Il reato di ingiuria di cui all'art. 594 c.p. sussiste anche quando l'offesa sia rivolta a persona che abbia l'incarico di comunicarla alle persone offese, in quanto il bene giuridico tutelato dalla norma è la dignità e il decoro della persona, intesi come tutela dell'individuo nel contesto dei rapporti affettivi e familiari strettamente allo stesso riferibili, ovvero qualsivoglia legame o rapporto che lega il soggetto all'ambiente in cui vive o svolge attività lavorativa. Pertanto, l'espressione ingiuriosa che coinvolge i componenti della famiglia della persona offesa integra il reato di ingiuria, a prescindere dalla presenza fisica delle persone offese al momento della condotta. La valutazione della sussistenza del reato non può essere limitata alla sola persona direttamente destinataria delle espressioni offensive, ma deve estendersi a tutti i soggetti coinvolti nella sfera affettiva e familiare della persona offesa. La motivazione della sentenza che escluda la sussistenza del reato sulla base della mancata presenza fisica delle persone offese al momento della condotta risulta pertanto viziata da erronea applicazione della legge penale e da illogicità.