Cassazione penale Sez. II sentenza n. 12864 del 16 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:12864PEN

Massima

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La partecipazione ad un'associazione criminale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti può essere desunta anche dalle modalità esecutive dei reati-fine, dalla loro ripetizione e dall'uniformità delle condotte, in quanto tali elementi rivelano concretamente l'operatività dell'associazione. Anche condotte temporalmente limitate possono essere idonee a configurare la partecipazione all'associazione, purché vi sia l'adesione e il contributo all'attività associativa, anche se per un breve periodo. La prova della partecipazione all'associazione di stampo mafioso può emergere da elementi quali la conoscenza della "mafiosità" di un sodale, i contatti e le frequentazioni con affiliati alla cosca, il rapporto sentimentale con la figlia di un esponente mafioso, nonché il ricorso a un sodale per il recupero di un credito, in quanto tali circostanze, in assenza di prova contraria, presuppongono logicamente la partecipazione all'associazione. Ai fini della sussistenza del tentativo di rapina, è sufficiente che l'agente abbia posto in essere un'attività avente in sé la potenzialità causale di produrre l'evento, rivelatrice, inoltre, per la sua stessa natura, della intenzione di commettere il delitto, anche se la rapina non è stata poi commessa per l'intervento delle forze dell'ordine. L'aggravante della finalità di agevolazione mafiosa può essere riconosciuta quando la singola rapina rientri in un più ampio disegno criminoso ordito dalla consorteria mafiosa, come desumibile dalla partecipazione alla fase preparatoria di affiliati storici alla cosca e da conversazioni che rivelino il contesto di carattere sodale. In tema di associazione per delinquere, a fronte di plurime commissioni, in concorso con altri partecipi, di fatti integranti i reati-fine dell'associazione, grava sul singolo la prova che il suo contributo non è dovuto ad un vincolo preesistente con i correi, fermo restando che, a motivo della natura permanente del reato associativo, detta prova non può consistere nella limitata durata dei rapporti con costoro.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CAMMINO Matilde - Presidente

Dott. TADDEI Margherita - Consigliere

Dott. AGOSTINACCHIO Luigi - Consigliere

Dott. DI PISA Fabio - Consigliere

Dott. ARIOLLI G. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 653/2016 TRIB. LIBERTA' di CATANZARO, del 05/08/2016;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIOVANNI ARIOLLI;
lette/sentite le conclusioni del PG Dott. ANGELILLIS Ciro, il quale ha chiesto dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso;
Udito il difensore avv. (Ndr: testo originale non comprensibile), il quale insiste per l'accoglimento del ricorso.
R…

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