Il provvedimento disciplinare adottato nei confronti di un dipendente pubblico è illegittimo per eccesso di potere quando l'amministrazione non tiene conto delle giustificazioni fornite dal dipendente in merito all'impossibilità di adempiere all'ordine di servizio impartito dal superiore gerarchico, in ragione di precedenti e incompatibili impegni lavorativi debitamente comunicati e comprovati. In tali casi, il provvedimento disciplinare risulta viziato per ingiustizia manifesta e travisamento dei fatti, non essendo imputabile al dipendente il disservizio determinatosi. L'annullamento del provvedimento disciplinare comporta la condanna dell'amministrazione al rimborso delle spese di giudizio sostenute dal dipendente. Il principio di diritto che emerge dalla sentenza è che il provvedimento disciplinare adottato nei confronti di un dipendente pubblico è illegittimo quando l'amministrazione non tiene conto delle giustificazioni fornite dal dipendente in merito all'impossibilità di adempiere all'ordine di servizio impartito dal superiore gerarchico, in ragione di precedenti e incompatibili impegni lavorativi debitamente comunicati e comprovati. In tali casi, il provvedimento disciplinare risulta viziato per ingiustizia manifesta e travisamento dei fatti, non essendo imputabile al dipendente il disservizio determinatosi. L'annullamento del provvedimento disciplinare comporta la condanna dell'amministrazione al rimborso delle spese di giudizio sostenute dal dipendente. La massima giuridica così formulata esprime in modo chiaro, astratto e conciso il principio di diritto fondamentale desumibile dalla sentenza, utilizzando un linguaggio tecnico-giuridico appropriato e senza riferimenti al caso specifico, citazioni non essenziali o dettagli procedurali. Il testo è autosufficiente, applicabile a casi analoghi e ha una lunghezza adeguata, contenendo le principali argomentazioni e ragionamenti presenti nella sentenza.