Il diritto all'assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica può essere legittimamente revocato qualora l'assegnatario, senza giustificato motivo, rifiuti l'alloggio offertogli dall'amministrazione competente, anche in assenza di una formale rinuncia. L'amministrazione, previa diffida, può procedere alla cancellazione dalla graduatoria delle domande dei richiedenti che rinuncino all'alloggio offerto, salvo i casi di gravi motivi di rinuncia debitamente attestati da certificazioni mediche o altre cause certificate dalle competenti autorità. L'onere di provare la sussistenza di tali gravi motivi di rinuncia grava sul richiedente, il quale deve fornire congrui e convincenti elementi di prova. Il mero riferimento a condizioni di salute proprie o di familiari, in assenza di adeguata documentazione, non costituisce causa di forza maggiore che impedisca l'accettazione dell'alloggio già visionato, atteso che tale accettazione non risulta incompatibile con le esigenze di assistenza e cura del familiare. Inoltre, il regolamento comunale che disciplina l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica non trova applicazione laddove la normativa regionale preveda una disciplina specifica, come nel caso dell'art. 5 della legge regionale n. 10/1990.