Cassazione penale Sez. V sentenza n. 14560 del 24 marzo 2017

ECLI:IT:CASS:2017:14560PEN

Massima

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Il giudice, nel valutare l'attualità della pericolosità sociale di un soggetto ai fini dell'applicazione di una misura di prevenzione, non può prescindere dall'esito dei procedimenti penali a carico dello stesso, in particolare dalle pronunce di assoluzione per insussistenza del fatto. In tali ipotesi, l'accertamento della pericolosità sociale deve essere adeguatamente motivato sulla base di elementi fattuali concreti e specifici, diversi e ulteriori rispetto a quelli già vagliati e ritenuti insufficienti in sede penale, non potendo il giudice di prevenzione limitarsi a richiamare i medesimi dati probatori ritenuti inidonei in sede penale. Inoltre, la motivazione sulla durata della misura di prevenzione applicata deve essere congrua e specifica, senza limitarsi a mere enunciazioni di principio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NAPPI Aniello - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. GORJAN Sergio - rel. Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso il decreto n. 24/2015 CORTE APPELLO di PALERMO, del 22/01/2016;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. SERGIO GORJAN;
Letta la requisitoria scritta del Procuratore Generale in persona del Dott. GAETA Piero che ha concluso per l'accoglimento del ricorso.
CONSIDERATO IN FATTO
La Corte d'Appello di Palermo con la decisione impugnata, resa il 22.1 - 11.4.2016, ha parzialmente modificato la misura …

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