Il giudice amministrativo, nell'esaminare il diniego di sanatoria edilizia relativo a opere abusive realizzate in un edificio di pregio paesaggistico, deve verificare che la motivazione del provvedimento sia adeguatamente supportata da una puntuale valutazione delle caratteristiche concrete dell'opera, della sua visibilità e percepibilità nel contesto paesaggistico, nonché della distonia dei materiali costruttivi utilizzati con le peculiarità dei luoghi tutelati. L'insufficienza di tale motivazione, fondata su meri apprezzamenti stereotipati e privi di riscontro documentale, comporta l'annullamento del diniego di sanatoria, con conseguente necessità di una nuova valutazione da parte dell'amministrazione competente, nel rispetto del contraddittorio procedimentale. Resta invece infondata la censura relativa alla necessità di una specifica motivazione sul pubblico interesse, ove le opere abusive non costituiscano danno ambientale, atteso che tale requisito è previsto solo per gli interventi realizzati anteriormente all'entrata in vigore della legge n. 10 del 1977.