Cassazione penale Sez. V sentenza n. 839 del 12 gennaio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:839PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) si configura quando la condotta dell'agente, anche attraverso minacce, pedinamenti e messaggi telefonici o telematici, cagiona nella vittima un perdurante e grave stato di ansia o di paura, ovvero una modificazione delle sue abitudini di vita, senza che sia necessario l'accertamento di uno stato patologico. La valutazione della credibilità della persona offesa e dell'attendibilità del suo racconto rientra nella competenza esclusiva del giudice di merito, la cui motivazione non può essere sindacata in sede di legittimità se non in presenza di manifeste contraddizioni. I messaggi sms e whatsapp, acquisiti agli atti, hanno natura di documenti ai sensi dell'art. 234 c.p.p. e possono essere legittimamente utilizzati ai fini probatori, senza che trovi applicazione la disciplina delle intercettazioni o dell'acquisizione di corrispondenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Presidente

Dott. PEZZULLO Rosa - rel. Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta M. - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 11/07/2019 della CORTE APPELLO di CALTANISSETTA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ROSA PEZZULLO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. EPIDENDIO TOMASO;
Il Proc. Gen. conclude per l'inammissibilita';
udito il difensore;
L'AVVOCATO (OMISSIS), CHIEDE l'accoglimento DEL RICORSO.
RITENUTO IN FATTO
1. Con …

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