La Regione, nell'esercizio della propria competenza in materia di calendario venatorio, può modificare i periodi di caccia per determinate specie in relazione alle situazioni ambientali del proprio territorio, previo parere obbligatorio ma non vincolante dell'ISPRA. Tale potere di rimodulazione, pur dovendo essere adeguatamente motivato, non configura di per sé un abuso di potere, purché le scelte operate siano ragionevoli e non irrazionali, anche in considerazione di specifici fattori autoctoni e della realtà territoriale regionale. La difformità del calendario venatorio rispetto al parere dell'ISPRA non costituisce, pertanto, un vizio di legittimità, essendo il parere di quest'ultimo obbligatorio ma non vincolante per l'amministrazione regionale. Inoltre, il piano faunistico-venatorio regionale, pur scaduto nel termine quinquennale previsto dalla legge, conserva efficacia sino all'approvazione del nuovo piano, in virtù di una specifica previsione legislativa regionale che ha introdotto tale proroga. Infine, la valutazione di incidenza (VINCA) non è necessariamente richiesta per l'adozione del calendario venatorio, salvo che non emerga, sulla base di una adeguata istruttoria, la possibilità di incidenze significative sui siti della rete Natura 2000.