Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10730 del 10 marzo 2008

ECLI:IT:CASS:2008:10730PEN

Massima

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Il giudizio di offensività di espressioni e scritti, ai fini dell'integrazione del reato di diffamazione, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il cui apprezzamento è incensurabile in sede di legittimità, purché congruamente motivato. Il giudice di merito, nell'esercizio di tale potere, valuta se le espressioni utilizzate siano idonee a ledere la reputazione altrui, tenendo conto del contesto in cui sono state formulate e del significato che esse assumono secondo il comune sentire. Tale valutazione, essendo di natura eminentemente fattuale, non può essere sindacata in sede di legittimità, se sorretta da adeguata motivazione che dia conto delle ragioni per le quali il giudice ha ritenuto le espressioni offensive. Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione mira a salvaguardare l'autonomia e l'insindacabilità del giudizio di merito in ordine all'offensività delle espressioni, purché tale giudizio sia adeguatamente motivato e non risulti manifestamente illogico o irragionevole.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NARDI Domenico - Presidente

Dott. CALABRESE Renato Luigi - Consigliere

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. SANDRELLI Giangiacomo - Consigliere

Dott. DIDONE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) BA. GI., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 22/06/2007 CORTE APPELLO di MESSINA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. AMATO ALFONSO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. MURA Antonio, che ha concluso per l'inamm.ta'.

MOTIVI DELLA DECISIONE

Ba. Gi. e' stato c…

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