Il delitto di accesso abusivo a sistema informatico (art. 640-ter c.p.) si configura quando l'agente, senza averne diritto, si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. La condotta illecita si realizza non solo con l'accesso diretto al sistema, ma anche attraverso il concorso con terzi non identificati, purché sia provato l'effettivo conseguimento dell'ingiusto profitto, a prescindere dalla dimostrazione della modalità specifica di intrusione. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, non è tenuto a prendere in considerazione eventuali ricostruzioni alternative prospettate dalla difesa, se queste non trovano riscontro nel compendio probatorio acquisito nel contraddittorio delle parti. Inoltre, l'applicazione dell'attenuante del danno particolarmente tenue (art. 62, n. 4, c.p.) è rimessa alla valutazione discrezionale del giudice di merito, il quale può legittimamente escluderla sulla base di adeguate argomentazioni di fatto, senza che ciò possa essere censurato in sede di legittimità, salvo i casi di manifesta illogicità o irragionevolezza.