La revoca della licenza di esercizio di un deposito fiscale di prodotti energetici è legittima quando l'amministrazione, nell'esercizio del proprio potere discrezionale, ravvisi un preminente interesse pubblico contrario alla perdurante vigenza della licenza, in presenza di circostanze sopravvenute che incidono negativamente sulla affidabilità e sull'idoneità del titolare della licenza a garantire il corretto adempimento degli obblighi fiscali e doganali, quali: l'accertamento di omessi versamenti di accise, l'inoperatività della società, l'adozione di provvedimenti penali e patrimoniali a carico della stessa, nonché l'impossibilità di effettuare le verifiche di legge presso il deposito. In tali ipotesi, l'amministrazione può legittimamente revocare la licenza, in quanto la valutazione comparativa degli interessi pubblici e privati coinvolti conduce a ritenere prevalente l'interesse pubblico alla corretta riscossione dei tributi e al controllo dell'attività di deposito e commercializzazione di prodotti energetici, rispetto all'interesse privato del titolare della licenza alla prosecuzione dell'attività. La revoca, pertanto, non si fonda esclusivamente sulla condanna penale del rappresentante legale della società, ma sull'insieme delle circostanze sopravvenute che incidono negativamente sulla affidabilità e sull'idoneità del titolare a garantire il corretto adempimento degli obblighi fiscali e doganali, in assenza delle quali l'amministrazione non avrebbe più motivo di mantenere in vita l'atto ampliativo originariamente concesso.