Cassazione penale Sez. V sentenza n. 37881 del 12 settembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:37881PEN

Massima

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Il sequestro preventivo di beni intestati a un terzo diverso dall'indagato, ai sensi del D.L. n. 306 del 1992, art. 12-sexies, conv. in L. n. 356 del 1992, richiede che l'accusa dimostri la discrasia tra titolarità formale ed effettiva disponibilità dei beni, attraverso elementi fattuali gravi, precisi e concordanti, tali da superare la presunzione di legittima provenienza. L'onere probatorio non grava sul terzo intestatario, il quale non è tenuto a dimostrare la legittima provenienza dei beni, ma sull'accusa che deve provare la fittizia interposizione del terzo al fine di sottrarre i beni alla confisca. Il giudice, nel motivare il provvedimento di sequestro, deve indicare specificamente le ragioni per le quali ritiene sussistente la sproporzione tra i beni intestati al terzo e i suoi redditi o attività economica, con riferimento al momento degli acquisti e non solo al momento dell'applicazione della misura cautelare reale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta M. - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 12/12/2018 del TRIBUNALE DEL RIESAME di NAPOLI;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa BRANCACCIO MATILDE;
sentite le conclusioni del Sostituto Procuratore Generale Dott. BIRRITTERI LUIGI che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore, avv. (OMISSIS) del foro di NAPOLI, in difesa di (OMISSIS), che insiste nell'accoglimento dei motivi di ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con il provvedimento…

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