Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha affermato il seguente principio di diritto: Il procedimento espropriativo si articola in tre fasi distinte: l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio, la dichiarazione di pubblica utilità e la determinazione dell'indennità di esproprio. Nell'ipotesi in cui l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio coincida con l'approvazione di una variante urbanistica che prevede la realizzazione di un'opera pubblica, le esigenze partecipative sottese ai due procedimenti, concettualmente distinti, possono ritenersi adeguatamente soddisfatte con il medesimo atto di avvio del procedimento. Pertanto, l'omessa comunicazione di cui all'art. 16 del d.P.R. n. 327/2001 non determina l'illegittimità dell'atto di approvazione del progetto definitivo, qualora il proprietario sia stato comunque messo in condizione di partecipare al procedimento e di presentare osservazioni. Inoltre, l'indicazione di un mappale errato nella comunicazione di avvio del procedimento non determina un vizio del procedimento, qualora dalla planimetria allegata risulti chiaramente individuata la porzione di terreno interessata dall'intervento. L'errore materiale nell'indicazione del numero di mappale non pregiudica la partecipazione del proprietario, che può agevolmente individuare l'area oggetto dell'intervento. Infine, nell'ambito della valutazione comparativa tra l'interesse pubblico e quello privato, l'amministrazione deve tenere conto della concreta attualità e consistenza degli interessi in gioco, senza dover necessariamente dare prevalenza a interessi meramente ipotetici o eventuali del privato, rispetto all'interesse pubblico primario.