Cassazione penale Sez. I sentenza n. 33811 del 30 luglio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:33811PEN

Massima

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Il reimpiego di proventi illeciti di criminalità organizzata, attraverso l'intestazione fittizia di società, integra il reato di riciclaggio aggravato dalla finalità di agevolare l'attività del sodalizio criminoso, anche qualora il concorrente non sia direttamente affiliato al clan, ma agisca per conto di un suo membro. La prova di tale condotta può essere desunta da convergenti elementi indiziari, quali accertamenti patrimoniali, intercettazioni e dichiarazioni di collaboratori di giustizia ritenuti attendibili, nonché parziali ammissioni dell'indagato, senza che assumano rilievo le generiche giustificazioni addotte in merito a problemi familiari o personali. In tali ipotesi, la misura cautelare degli arresti domiciliari è ritenuta adeguata a fronte della gravità dei fatti e del contesto di criminalità organizzata, al fine di impedire contatti con soggetti pericolosi e condotte recidivanti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SIOTTO ((omissis)) - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - rel. Consigliere

Dott. NOVIK ((omissis)) - Consigliere

Dott. DI TOMASSI Mariastefania - Consigliere

Dott. LOCATELLI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 5756/2013 TRIB. LIBERTA' di NAPOLI, del 23/07/2013;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. UMBERTO ZAMPETTI;

sentite le conclusioni del PG Dott. ((omissis)), che ha chiesto il rigetto del ricorso.

udito il difensore avv. (OMISSIS), che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. (OMISSIS) era raggiunto da due ordinanze di custodia cautelare in c…

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