Cassazione penale Sez. V sentenza n. 45008 del 22 dicembre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:45008PEN

Massima

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Il giudice di pace, nel condannare l'imputato per i reati di minaccia e ingiuria, è tenuto a motivare adeguatamente la determinazione della pena, indicando i criteri di cui all'art. 133 c.p. utilizzati e valutando la sussistenza di eventuali circostanze attenuanti generiche. L'omissione di tale motivazione comporta l'annullamento della sentenza limitatamente alla sola determinazione della pena, con rinvio al giudice di merito per un nuovo esame sul punto. Diversamente, la scelta del legislatore di non prevedere un secondo grado di giudizio in caso di condanna da parte del giudice di pace a sola pena pecuniaria, in assenza di statuizioni sul risarcimento del danno, è frutto di una discrezionalità pienamente legittima, non essendo prevista dalla Costituzione la necessità di un doppio grado di merito. Inoltre, le valutazioni del giudice di merito in ordine all'insussistenza della scriminante della provocazione, in presenza di un pregresso astio e rancore tra i coniugi, e all'irrilevanza della successiva convivenza della parte offesa con un terzo, sono apprezzamenti di fatto incensurabili in sede di legittimità, se sorretti da motivazione immune da vizi logici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTELLA Mario - Presidente

Dott. MARASCA Genna - rel. Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

Dott. ARMANO Uliana - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) D'. GI. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 417/2007 GIUDICE DI PACE di FIRENZE, del 24/10/2007;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 30/11/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GENNARO MARASCA;

Udito il Pubblico Ministero in persona del Dr. ((omissis)), che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.

La Corte di Cassazione:

OSSERV…

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