La normativa nazionale e regionale sulle distanze minime tra impianti di distribuzione di carburanti, vigente al momento dell'adozione degli atti impugnati, è incompatibile con i principi comunitari sulla libertà di stabilimento e di impresa, in quanto impone restrizioni non giustificate da esigenze di tutela dell'interesse pubblico. Pertanto, tali disposizioni devono essere disapplicate dal giudice amministrativo, anche in assenza di una loro espressa abrogazione, in quanto contrastanti con il diritto dell'Unione Europea. L'autorizzazione e il permesso di costruire rilasciati dal Comune per la realizzazione di un nuovo impianto di distribuzione di carburanti, pur in prossimità di un impianto esistente, sono legittimi in quanto non possono essere subordinati al rispetto di distanze minime tra esercizi, le quali costituiscono una restrizione ingiustificata alla libertà di stabilimento e di impresa. Inoltre, eventuali profili di criticità idrogeologica del territorio, pur rilevanti sotto il profilo della sicurezza, non incidono direttamente sulla legittimità degli atti autorizzativi impugnati, in quanto attengono ad aspetti presupposti e già valutati nell'ambito della pianificazione urbanistica della zona, non oggetto di impugnazione.