La riserva di pascoli di uso civico in favore delle aziende agricole residenti nel territorio comunale, prevista dalla legge n. 1766/1927, è legittima e non costituisce una discriminazione irragionevole nei confronti delle aziende agricole non residenti, in quanto risponde all'esigenza di tutelare la comunità locale e il suo radicamento nel territorio, anche in considerazione della limitata disponibilità di tali risorse fondiarie. Pertanto, la previsione di una graduatoria che privilegia le aziende agricole residenti e con sede operativa nel comune, seguita da quelle residenti ma con sede fuori dal comune, e infine dalle aziende non residenti, non viola i principi di parità di trattamento e di libera concorrenza, in quanto giustificata dall'obiettivo di salvaguardare gli interessi della collettività locale. Eventuali errori materiali nell'individuazione catastale del pascolo o nella durata dell'affitto, riscontrabili nel confronto tra il bando di gara e gli atti amministrativi che lo hanno preceduto, non inficiano la legittimità della procedura di assegnazione, in assenza di incertezze concrete sull'oggetto del contratto e sulla sua durata minima. Infine, le questioni relative alla successiva fase esecutiva del contratto, come la cessione o il subaffitto, esulano dalla cognizione del giudice amministrativo, rientrando nella competenza del giudice ordinario.