Il divieto di rinnovo tacito o espresso dei contratti pubblici scaduti, introdotto dalla legge comunitaria 2004 (L. n. 62/2005), impone all'amministrazione di indire una nuova procedura di gara ad evidenza pubblica per l'affidamento del servizio, salvo il ricorso a limitate proroghe strumentali al passaggio da un regime contrattuale ad un altro. L'affidamento diretto del servizio, in assenza di una procedura competitiva, è pertanto illegittimo, a prescindere dalla sussistenza di ragioni di convenienza o di esigenze tecniche che potrebbero giustificare l'estensione dell'appalto originario. L'impresa uscente, pur non avendo un interesse tutelabile al rinnovo del contratto scaduto, è legittimata a impugnare i provvedimenti che non prevedono l'indizione di una nuova gara, al fine di ottenere l'annullamento dell'affidamento diretto e il rinnovo della procedura selettiva cui aspira a partecipare. L'amministrazione, una volta constatata la necessità di avvalersi ancora dello stesso tipo di prestazioni, deve pertanto procedere con la massima sollecitudine all'indizione di una nuova gara, potendo ricorrere a proroghe limitate e strumentali soltanto nelle more dell'espletamento della procedura selettiva.