Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24518 del 17 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:24518PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, in ragione delle sue funzioni, acquisisce la disponibilità di denaro pubblico e se ne appropria, senza necessità di ricorrere ad artifizi o raggiri per conseguirne il possesso, commette il reato di peculato ex art. 314 c.p. e non il reato di truffa aggravata. L'elemento oggettivo del peculato consiste nell'appropriazione, che si realizza con una condotta incompatibile con il titolo per il quale si possiede il bene e che si risolve in un incameramento dello stesso da parte dell'agente. Il possesso qualificato dalla ragione dell'ufficio o del servizio non è solo quello che rientra nella competenza funzionale specifica del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio, ma anche quello che si basa su un rapporto che consenta al soggetto di inserirsi di fatto nel maneggio o nella disponibilità della cosa o del denaro altrui, trovando nella pubblica funzione o nel servizio anche la sola occasione per questo comportamento. Pertanto, commette peculato il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che eroghi denaro pubblico di cui può disporre mediante atti amministrativi di competenza sua o di altri componenti dell'ufficio per effetto di consolidate prassi illecite o sistematicamente neghittose, che non consentano un esame approfondito del titolo di pagamento, anche nel caso in cui sia stata predisposta documentazione fittizia, se questo artificio non è necessario all'acquisizione della disponibilità delle somme. La specificità del peculato sta nella relazione che l'agente ha con il bene di cui si appropria, dalla quale deriva un particolare disvalore della condotta che non riguarda solo il profilo patrimoniale, ma l'aspetto pubblicistico connesso alla strumentalizzazione dei poteri esercitati dall'agente sul bene per finalità illecite, con conseguente lesione del buon andamento della Pubblica amministrazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - Consigliere

Dott. COSTANZO Angel - rel. Consigliere

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. RICCIARELLI Massimo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 03/02/2016 della CORTE APPELLO di MESSINA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 07/02/2017, la …

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