Il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso ex art. 416-bis c.p. si configura quando il soggetto interagisce organicamente e sistematicamente con gli altri associati, quale elemento della struttura organizzativa del sodalizio criminoso, contribuendo in modo causalmente rilevante alla conservazione della struttura e alla prosecuzione delle attività illecite, anche attraverso un apporto minimo e di qualsiasi forma. Tale condotta partecipativa si distingue dal mero favoreggiamento episodico di un associato, punibile ai sensi dell'art. 378 c.p. Ai fini della valutazione delle esigenze cautelari, il giudice deve considerare specificamente la personalità dell'indagato, la qualità del suo rapporto con l'associazione, nonché il tempo trascorso dai fatti, specie quando si tratti di un rilevante arco temporale non segnato da condotte sintomatiche di perdurante pericolosità, potendo tali elementi incidere sulla sussistenza e attualità delle esigenze cautelari, anche in presenza della presunzione di cui all'art. 275, comma 3, c.p.p.