Cassazione penale Sez. V sentenza n. 15937 del 16 aprile 2015

ECLI:IT:CASS:2015:15937PEN

Massima

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Il diritto di critica, espressione della libertà di manifestazione del pensiero, trova il suo limite nel rispetto della dignità e della reputazione altrui. Pertanto, l'utilizzo di espressioni gravemente infamanti e inutilmente umilianti, che trascendano la mera valutazione dell'operato del soggetto criticato per assumere le connotazioni di una valutazione di discredito in termini generali della persona, integra il reato di diffamazione, non potendo essere scriminato dall'esercizio del diritto di critica. In particolare, il connotare l'espletamento di un incarico professionale come intenzionalmente scorretto, superando il limite della continenza, risulta lesivo della reputazione e dell'immagine professionale del soggetto, anche qualora le espressioni diffamatorie siano state pronunciate in un contesto "acceso" di contestazione delle conclusioni del consulente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DUBOLINO Pietro - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 537/2012 CORTE APPELLO SEZ. DIST. di TARANTO, del 04/07/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 29/10/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ROSA PEZZULLO;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale, Dott. FODARONI Giuseppina, che ha concluso per l'annullamento con rinvio;

udito il difensore della parte civile, avv. (OMISSIS) ch…

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