Cassazione penale Sez. V sentenza n. 38571 del 19 settembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:38571PEN

Massima

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Il reato di violenza privata (art. 610 c.p.) si configura quando l'agente, al di fuori dei casi in cui possa esercitare un diritto, usa violenza o minaccia per costringere altri a fare, tollerare od omettere qualcosa. Tale reato è applicabile quando, per difetto dei presupposti o dell'elemento psicologico, non ricorrono gli estremi del delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 393 c.p.), il quale presuppone che l'agente sia animato dall'esercizio di un diritto nella consapevolezza di poter ricorrere al giudice. Pertanto, ove manchi tale consapevolezza, la condotta deve essere ricondotta all'ipotesi di cui all'art. 610 c.p. La violenza privata si configura anche quando l'agente strappa con la forza dalla mano della persona offesa un documento, senza che sussista un diritto suscettibile di tutela giuridica in capo all'agente. Il reato di violenza privata è punibile a querela della persona offesa, salvo che ricorrano circostanze aggravanti, ed è soggetto a prescrizione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silva - rel. Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1574/2009 CORTE APPELLO di BARI, del 25/05/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 21/05/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SILVANA DE BERARDINIS;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)), che ha concluso l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

Con sentenza in data 25.5.12 la Corte di Appello di Bari pronunziava l…

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